Quando l’obiettivo è realistico

Image by Alessandro Parolari

Cosa serve per capire se la professione che abbiamo tanto desiderato è raggiungibile? Come si fa quel bagno di realtà di cui abbiamo parlato?

Raccogliere informazioni

 

Innanzi tutto dobbiamo conoscere ogni singolo particolare della professione che ci siamo scelti; ad esempio, se voglio fare il medico, andrò ad intervistare più medici, di diverse discipline ed età, e chiederò quali sono i pro e i contro per capire se mi sono fatto un’idea realistica di quella professione e se effettivamente mi si addice. Cosa mi spinge a farlo? Cosa mi gratifica? L’autorevolezza del camice? La possibilità di salvare vite umane? Sono disposto ad avere una vita lavorativa totalmente flessibile? Esistono esercizi strutturati che aiutano a capire (e ad essere molto sinceri con se stessi) quali sono le motivazioni profonde che ci spingono a fare le nostre scelte.

Il secondo passo da fare è capire quanto sia realistico per me arrivare a fare quel mestiere. Anche in questo caso, a condurci non devono essere emotività ed istinto (“non ce la farò mai”) ma una ricerca analitica sulla domanda e l’offerta (in quanti ci provano? Quanti posti ci sono? Quanto tempo ci vorrà?) e sui vincoli della professione (se sono miope posso fare il pilota?).

E se non sono ancora abbastanza preparato per quel mestiere?

 

Di nuovo, attraverso la ricerca e le interviste, dobbiamo capire quale formazione ci serve per arrivare al nostro obiettivo e attivarci per colmare le nostre mancanze. [Approfondiremo in seguito il discorso sulla formazione e sulle molteplici possibilità, anche a basso costo, che sono a nostra disposizione.]

Insisto sulla “scelta della professione migliore per me” consapevole dell’obiezione che, in un momento di crisi come quello che stiamo passando, è importante trovare UN lavoro, non IL lavoro giusto.. ma mi permetto di controbattere con due considerazioni:

  • la prima è che, se siamo davvero desiderosi di fare quel mestiere, metteremo nella ricerca tutte le nostre energie e le nostre forze (e ne servono tante) e quindi avremo, rispetto ai nostri “concorrenti”, la Vera Motivazione: un quid in più che i selezionatori riconoscono all’istante
  • la seconda è che se staremo bene in quella professione, renderemo di più e le possibilità di tenerci stretto quel lavoro saranno decisamente maggiori.

E’ altresì chiaro che la professione ideale non esiste e sono le diverse condizioni a creare un ambiente di lavoro piacevole e gratificante: il salario, l’ambiente, la vicinanza a casa, la flessibilità, il contesto, il contenuto.. Come già anticipato, dobbiamo fare una valutazione il più possibile analitica ed oggettiva e capire cosa è importante per noi; questa consapevolezza ci darà la forza per affrontare anche gli incidenti di percorso e arrivare al traguardo con l’entusiasmo che rende un candidato, il “candidato prescelto”.

Una buona notizia!

 

La buona notizia è che, arrivati qui, siamo decisamente sulla buona strada e la fatica più grossa è fatta; ora bisogna mettere a punto gli strumenti per far capire al mondo che siamo bravi e sappiamo quello che vogliamo.

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